LA FIAMMA PERENNE
Oh impavido cuore, perché piangi?
tu che emozioni dèsti e sorrisi
quando palpitante in te risveglia
il giovanile ardore, e affiora
una speranza, una fiducia
a accalorar tremiti d'amore;
perché tormenti sì largo petto
di chi vasto sentimento accoglie
in seno, e ne raccoglie i frutti
per elargirli a persone amate
come coppa traboccante il mare?
Ciò, dissero, è il senso del Bene.
Eppur Male è la pena che sento
che doloros'anima attanaglia
e soffron le membra:
per che cosa?
Nulla, nulla è accaduto. O forse
proprio il Nulla è ciò fa avvampare
- siderale assenza, vuoto astrale -
in me un fuoco bruciante indomabile
che invader brama legni e foreste.
Di rifiuti e mancanze alimenta
il suo fulgore, fiamma perenne.
Quanti rifiuti, quante mancanze
ancor vorrò ottenere, quant'altri
nel lottar contro un triste Destino?
Tutto è già scritto, e io non riesco
a inventare un esito diverso
alla passione che inesorabile
avanza e avvolge spirito aitante.
*
Commento:
Questi decasillabi sciolti sono dedicati a una nuova sofferenza che sopraggiunse un giorno, in seguito al mio amore per una donna che non corrispondeva pienamente il mio amore, e con la quale infine non accadde nulla. Fu un legame esclusivo della nostra immaginazione, ma ciò non impedì al mio animo di crucciarsi nella pena di chi non sa affrontare e gestire le emozioni che prova.
Il mio cuore vien detto impavido, in quanto non ha paura di abbandonarsi al sentimento amoroso, in qualsiasi frangente, quand'anche, come in tal caso, le condizioni fossero avverse a una possibile relazione. Tuttavia, esso piange: il pianto che è sempre un indice di sensibilità e debolezza nell'uomo. La fiducia nell'amore mi fa accalorare donandomi una speranza, quella di, finalmente, donare amore e riceverlo dopo mesi e mesi di solitudine; ed è ciò che si chiama Bene, volersi un bene reciproco e appagante. Ma il dolore che tormenta la mente e il corpo nei giorni e nelle notti - così intenso, come una lama che tagli il petto - è, certamente, un Male. Perché allora questo contrasto? che al bene donato corrisponda un male ricevuto?
Non si dà una risposta, eppure si individua l'origine di questo male nel Nulla, ovverosia nel non ricevere nulla da parte della persona amata; nel fatto che tra di noi non ci sia stato niente di reale - nessun abbraccio, nessun bacio, nessun atto concreto - e proprio questa assenza d'amore o mancanza d'affetto vissuto è ciò che mi brucia dentro (ancora la metafora del fuoco e della foresta incendiata, che ben rende l'idea della catastrofe interiore per uno il cui sentimento interiore è così tanto amplificato da oltrepassare la norma).
Me la prendo allora con il Destino, il mio copione che da sempre, nella scelta di una donna da amare, mi fa ricadere nei medesimi errori: innamorarmi di femmine che non corrispondono appieno ciò che io provo e dono loro, per poi, inappagato, soffrirne e star male.
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