mercoledì 15 aprile 2020

...


O' CHIADO
(il gatto che ride)



Quando io osservo

con il mio sguardo

il tuo musetto

fine e protervo

ecco che l'ieri

si pone innanzi

all'occhio servo.

Allor mi chiedo:

come potevo

simile a un nervo

che vibra e muove

esser da solo?

Ché come un cervo

che lì s'aggiri

muto nel bosco

ero e conservo

così pur oggi

la solitudine

grande coacervo

di mie mancanze

e assenze dure.


Ma tanto acerbo

quando ti vidi

piccolo e bello

non dissi verbo;

tuo miagolio

tenero e vero

il pio riserbo

dal rosso pelo

zampe minute

baffo superbo:

ciò mi sorrise

il cuor d'amore.

Ed il mio nerbo

prima già freddo

come ghiacciaio;

codesto nerbo

dico, si sciolse

davanti al Sole.

Cosa c'è in serbo

nel tuo futuro?

cosa nel mio?


Ch'io qui ti voglio

per sempre scorgere

mordermi i piedi

scriver su un foglio

la tua poesia

su te inciampare

onda su scoglio

prendermi cura

come d'un figlio.

Ora che soglio

quando mi sveglio

e quando torno

- dolce germoglio

del mio giardino -

sì salutarti

e il letto è spoglio

se tu non sei

se le tue fusa

colme d'orgoglio

non odo, sogno

nove e più vite.

*
Commento: 

Questa poesia in quinari perlopiù sciolti, ma con una rima ricorrente ogni due versi - così per ogni strofa - la scrissi per elogiare il mio gatto, che chiamai con un nome portoghese: Chiado (Ciado la pronuncia).
O' Chiado fu il soprannome, dal dubbio significato, di un poeta satirico portoghese, detto "il poeta che ride", e di cui campeggia nel centro di Lisbona, in un quartiere a lui dedicato e a cui fu assegnato lo stesso nome, una statua. Lì alloggiai una estate, in vacanza in quella città colorata e vitale che mi colpì il cuore. 
Quando presi il mio gatto era nato da pochi mesi. Mi innamorai all'istante di quel batuffolo di pelo rossastro, che giocava con il suo fratellino anch'egli roscetto. Mi prendo cura di lui da allora, nella mia casa così spaziosa e così vuota, e, se all'inizio mi sembrava quasi un peso essermi impegnato nella crescita di un altro essere vivente, ora non riesco più a immaginare i miei spazi e la mia quotidianità senza la sua presenza e invadenza felina. Lo presi con me in quanto mi sentivo solo, e lui mi fece compagnia facendomi dimenticare la mia solitudine. 
Perciò, lo ringraziai con tale componimento, che di certo non potrà mai leggere; ma il suo affetto nei miei confronti, ed il mio nei suoi, altrettanto certamente non verrà meno per questo.   

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