giovedì 19 marzo 2020

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DIO È UN SIMBOLO



Dio è un simbolo che congiunge

l'opposte estremità del mondo;

è luce che da sempre giunge

nell'oscuro antro profondo


ove viviamo. È il concetto

ch'ogni cosa racchiude e il Tutto

entro il qual passiamo: se il brutto

che circumnavigando gretto


nostro pianeta ormai l'impregna

ci stravolge, e invitto regna

noi a Lui coscienza volgiamo

noi che impulso inconscio pur siamo.


Ma l'istinto, oltre la mente

da Egli prende sostentamento

e da alcun altro; quella forza

latente, eppur devastante


di somma ragione ammantata

potenza ferma e sconosciuta

che sa di Natura. Macchiata

non sarà l'essenza taciuta


del Cosmo, e ancor rivelato

ancor per molto, d'universo

il segreto giammai disperso.

Ma svelare il mistero alato


dell'anima che pura avvolge

come un oceano, che coinvolge

in sé incorporea i corpi molti

desidero, io che gli stolti


allontanai un giorno increduli:

perir negli abissi del nulla

infatti, né viver nel buio

non voglio, ma essere in eterno. 

*
Commento:

Da sempre nascondo la mia religiosità nei meandri più profondi del mio animo. Non sono solito parlarne, la maggior parte delle persone a me vicine mi conoscono come un ateo, giacché non professo né pratico alcuna religione. E tuttavia, io credo nell'esistenza di un unico Principio divino al pari del caos e del cosmo; un Dio e una Natura identici che si incarnano nell'energia onnipervadente dell'universo o anima del mondo, fautrice di tutte le cose che sono. Questa teosofia panteistica è parte integrante del mio edificio di pensiero sin da quando ne costruii le fondamenta in anni di studi filosofici.
In questo componimento parlo del Dio, inteso come il Divino o la Divinità (maschio e femmina non fanno differenza, ma rappresentano due forme della stessa sostanza) da me concepiti, e ne parlo attraverso otto strofe di novenari, divise in quattro ripetute due volte, di cui la prima delle quattro in rime alternate, la seconda in rime incrociate, la terza in rime baciate, e l'ultima in versi sciolti. 
Dio, come tutti i nomi, si dice, non è altro se non un simbolo, con il quale significhiamo tutti i dualismi possibili o contrari che formano, muovendosi, l'Essere e il divenire. Si paragona, ad esempio, alla Luce celeste che viene a illuminare l'Oscurità qui negli abissi della terra. In quanto termine, è pure un concetto della mente, a cui è dato di racchiudere senza residui il Tutto. Dunque, passando su un piano morale, si insegna che la bruttezza, la quale si affianca nel mondo alla bellezza, e a volte la sovrasta, è parte integrante e complementare di quel Tutto, per cui può essere fugata volgendo la coscienza al Dio medesimo. D'altronde, tale coscienza, non è altro che uno degli estremi delle innumerevoli opposizioni che governano il regno terrestre; infatti, noi siamo anche, e soprattutto - secondo l'insegnamento psicanalitico - inconscio che genera pulsioni. Anche questo istinto incontrollabile e irrefrenabile prende origine dal Principio assoluto, così come la ragione: la sua forza è, sì, nascosta in noi, ma nondimeno potente, in quanto spontaneità naturale degli esseri, che ha una sua ragione di esistere. Questa essenza misteriosa che si svela, non deve essere rinnegata, ma rivelata come un segreto. Fare ciò, è mostrare la manifestazione divina dell'anima o energia che invade tutte le cose, non vedere la quale è da stolti, in quanto persino la scienza ne ha scoperto la somma presenza. 
Siffatta manifestazione è anche l'unica speranza che abbiamo di mantenere un'idea di eternità nell'epoca della secolarizzazione e della morte degli Dèi, per sfuggire al delirio disperato che vuole il dominio del Nulla.

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