ANIMA CARA
(colloquio con me
stesso)
Anima cara
ciò che io e te perdemmo
noi che solitari sediamo
su sedie d'edera e d'alloro
è ciò che non abbiamo
mai avuto. Noi che scorgemmo
ignoti, boschivi sentieri e andammo
per lande ad esplorarne
i contorni, scorgiamo
ora gli uccelli che volano a storni:
ché prima in basso volgeva il bel volto
e adesso invece i cieli specchia
l'iride fondo.
Ma non saranno
domani i giorni andati
rimpianti, i felici giorni
sotto macerie d'amore sepolti?
Oppur gli amori futuri saranno
a riscattare
tristi ricordi?
*
Commento:
Trattasi di un componimento in versi sciolti, con mescolanza di versi in sillabe dispare (o in cui l'accento cada su una sillaba pari), ovvero quinari, settenari, novenari e endecasillabi. Ciò in quanto il verso disparo (con, per l'appunto, l'accento pari) è notoriamente il verso più musicale e, in senso stretto, poetico, dotato di un'armonia naturale conformemente alla lingua italiana.
In colloquio malinconico con la mia anima, rifletto sul passato e sul futuro; su ciò che è stato e su ciò che è ancora da essere. Il passato è ciò che è andato perduto, l'occasione mancata, ma che, in realtà, in quanto opportunità non colta, è qualcosa che non ho mai posseduto. Pertanto, posso dire di non aver perso nulla. Mi immagino seduto su edera e alloro, simboli antichi delle divinità Dioniso e Apollo, ovvero la passione e la ragione, il sentimento e l'intelletto, l'amore e il pensiero; in definitiva: la Poesia e la Filosofia, miei due grandi amori. Grazie a loro esplorai nuovi sentieri, illuminando le zone più oscure del mondo, sino a volgere il capo e gli occhi, che prima erano fissi a terra, come ingabbiati, verso i cieli trasparenti ed azzurri.
Infine mi domando: il futuro porterà forse rimpianti di amori non goduti e giorni sprecati; oppure nuovi amori riscatteranno un triste passato, colmo di sofferenza? La risposta è incerta.
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