mercoledì 25 marzo 2020

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IO SONO



Io sono Io

quand'amo e quando odio.

Io sono io quand'anche

venga amato, e odiato; quando

attrazione desti o estrema avversione

in chi dal di fuori m'osserva

femmineo o maschile interesse

(occhi di donna

e d'uomo parimenti

in curiosità stanno lì a guardare).

Io sono il Sé nell'Io

che desiderando obbedisce

a inquieto sordo istinto

a irragionevole passione.

Ma sono, pure

il raziocinio che tutto sorveglia

e che, cosciente, all'inconscio appare

quand'esso venga, e lo frena

o devia con intelligenza

lui dei sensibili somma salvezza.

Essi s'ammalano d'ardore

com'io m'ammalo, e morbosi

affetti ricercano come droghe

e contatto, e piacere e dolore

schiavi di furenti emozioni

finché amore o odio non li distrugga

e la loro metà distrugga

altrettanto, in gioia

ed impensata sofferenza.

Ecco, Io sono la Persona

che al Destino giammai s'arrende;

folle destino di calor bruciante

o di fredda quiete serena.

Ma io scelgo la normale freddezza

l'amare e odiare secondo misura:

la guarigione scelgo

decisione inaudita

per non morire.

*
Commento:

Ancora un componimento in versi dispari, sciolti da rime: in un momento di profondo abbattimento, dovuto al fatto d'essere odiato da molte delle mie donne passate (quelle che lasciai soprattutto, ma, a volte, pure quelle che mi lasciarono), stesi questa poesia come una sorta di giustificazione di me stesso; di ciò che sono. 
Guardatemi, dico, questo sono io. Quell'Io che spesso, è guidato da motivazioni inconscie, da desideri infantili repressi o latenti, e spesso ancora da motivazioni coscienti, dalla ragione adulta che piega il desiderio al proprio volere, per permettergli il soddisfacimento secondo il principio di realtà, o per rinnegarlo sacrificando il principio di piacere. Ma, per gli animi sensibili soprattutto - e a loro mi rivolgo, giacché io sono uno di loro -, desiderio vuol dire malsana dipendenza dalle proprie emozioni, quelle che ci fanno del bene o del male, e del male se non si possiede il bene. 
E, un po' come i saggi stoici solevano dominare i propri impulsi, io decisi, un giorno, di gestire e controllare i miei secondo una misura filosofica, razionale; scelsi di ribellarmi al Fato che crudelmente non faceva che farmi ricadere negli stessi errori, mandandomi in pasto ai demoni della mia anima (della mia psiche, intendo), per buttarmi a capofitto nel volere dell'istinto, senza tenere in considerazione l'intelligenza, quella che fa uomini gli esseri umani e non meri animali. 
Perciò, rinunciai a un po' di calore, accettando la dovuta freddezza, per non morir bruciato in un incendio, ma permanere invitto nell'amore come nell'odio, dati e ricevuti. 

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