IO SONO
Io sono Io
quand'amo e quando odio.
Io sono io quand'anche
venga amato, e odiato; quando
attrazione desti o estrema avversione
in chi dal di fuori m'osserva
femmineo o maschile interesse
(occhi di donna
e d'uomo parimenti
in curiosità stanno lì a guardare).
Io sono il Sé nell'Io
che desiderando obbedisce
a inquieto sordo istinto
a irragionevole passione.
Ma sono, pure
il raziocinio che tutto sorveglia
e che, cosciente, all'inconscio appare
quand'esso venga, e lo frena
o devia con intelligenza
lui dei sensibili somma salvezza.
Essi s'ammalano d'ardore
com'io m'ammalo, e morbosi
affetti ricercano come droghe
e contatto, e piacere e dolore
schiavi di furenti emozioni
finché amore o odio non li distrugga
e la loro metà distrugga
altrettanto, in gioia
ed impensata sofferenza.
Ecco, Io sono la Persona
che al Destino giammai s'arrende;
folle destino di calor bruciante
o di fredda quiete serena.
Ma io scelgo la normale freddezza
l'amare e odiare secondo misura:
la guarigione scelgo
decisione inaudita
per non morire.
*
Commento:
Ancora un componimento in versi dispari, sciolti da rime: in un momento di profondo abbattimento, dovuto al fatto d'essere odiato da molte delle mie donne passate (quelle che lasciai soprattutto, ma, a volte, pure quelle che mi lasciarono), stesi questa poesia come una sorta di giustificazione di me stesso; di ciò che sono.
Guardatemi, dico, questo sono io. Quell'Io che spesso, è guidato da motivazioni inconscie, da desideri infantili repressi o latenti, e spesso ancora da motivazioni coscienti, dalla ragione adulta che piega il desiderio al proprio volere, per permettergli il soddisfacimento secondo il principio di realtà, o per rinnegarlo sacrificando il principio di piacere. Ma, per gli animi sensibili soprattutto - e a loro mi rivolgo, giacché io sono uno di loro -, desiderio vuol dire malsana dipendenza dalle proprie emozioni, quelle che ci fanno del bene o del male, e del male se non si possiede il bene.
E, un po' come i saggi stoici solevano dominare i propri impulsi, io decisi, un giorno, di gestire e controllare i miei secondo una misura filosofica, razionale; scelsi di ribellarmi al Fato che crudelmente non faceva che farmi ricadere negli stessi errori, mandandomi in pasto ai demoni della mia anima (della mia psiche, intendo), per buttarmi a capofitto nel volere dell'istinto, senza tenere in considerazione l'intelligenza, quella che fa uomini gli esseri umani e non meri animali.
Perciò, rinunciai a un po' di calore, accettando la dovuta freddezza, per non morir bruciato in un incendio, ma permanere invitto nell'amore come nell'odio, dati e ricevuti.
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