MATRIMONIO
(I)
Neppure il fulmine
sfavillante, divide
ramo di luce
l'anime degli amanti
intrecciate dal Cielo.
(II)
Simile a arbusto
di verde imperituro
- chi lo avvizzisce? -
è degli sposi il bacio
nelle braccia di Dio.
(III)
Dinanzi a sacro
altare, di marmorea
purezza, pare
schiudersi bianca rosa
in santuario di terra.
*
Commento:
Qui abbiamo una forma orientale, precisamente cinese: il waka, ovvero quella forma poetica arcaica da cui poi verrà a generarsi il ben più famoso haiku, epurando gli ultimi due versi della strofa. Scrissi questi tre piccoli componimenti insieme, su di uno stesso tema - il matrimonio appunto - in dedica a due cari conoscenti e amici di una mia fidanzata dell'epoca, che sarebbero andati a breve a sposarsi. Trovai che fossero molto ispirati e universali nel loro significato, perciò li pubblico, contrariamente a quel che faccio con le altre mie poesie dedicate, che considero doni esclusivi per le persone cui sono dedicate, o loro intima proprietà, non più mie una volta donate, tanto che non ne tengo traccia alcuna tra le raccolte sparse dei miei versi.
Nella prima poesia, si vuole celebrare la forza della fusione di anime e corpi, e il legame inscindibile tra gli amanti che decidono di unirsi in matrimonio. Si tratta della forza stessa del Cielo, di un volere divino che nessun elemento o potenza naturale potrà mai vincere, se l'amore che congiunge gli sposi è sincero. Nella seconda poesia si elogia il bacio degli sposi dinanzi all'altare come un bacio perenne, simile a una pianta sempreverde che non perda mai le sue foglie neppure in inverno. La forza vivificatrice del Dio è ciò che abbraccia gli innamorati proteggendoli dalle intemperie della stagione fredda. Nella terza poesia si evoca l'immagine di una rosa bianca che sboccia finalmente a mostrare tutta la sua bellezza e il suo profumo suadente, in parallelo con lo sposalizio quale nuovo inizio e suggello di una relazione che ora soltanto si fa più pura e veritiera, quando sia santificata dal sacramento celebrato nel tempio della Divinità.
Qui abbiamo una forma orientale, precisamente cinese: il waka, ovvero quella forma poetica arcaica da cui poi verrà a generarsi il ben più famoso haiku, epurando gli ultimi due versi della strofa. Scrissi questi tre piccoli componimenti insieme, su di uno stesso tema - il matrimonio appunto - in dedica a due cari conoscenti e amici di una mia fidanzata dell'epoca, che sarebbero andati a breve a sposarsi. Trovai che fossero molto ispirati e universali nel loro significato, perciò li pubblico, contrariamente a quel che faccio con le altre mie poesie dedicate, che considero doni esclusivi per le persone cui sono dedicate, o loro intima proprietà, non più mie una volta donate, tanto che non ne tengo traccia alcuna tra le raccolte sparse dei miei versi.
Nella prima poesia, si vuole celebrare la forza della fusione di anime e corpi, e il legame inscindibile tra gli amanti che decidono di unirsi in matrimonio. Si tratta della forza stessa del Cielo, di un volere divino che nessun elemento o potenza naturale potrà mai vincere, se l'amore che congiunge gli sposi è sincero. Nella seconda poesia si elogia il bacio degli sposi dinanzi all'altare come un bacio perenne, simile a una pianta sempreverde che non perda mai le sue foglie neppure in inverno. La forza vivificatrice del Dio è ciò che abbraccia gli innamorati proteggendoli dalle intemperie della stagione fredda. Nella terza poesia si evoca l'immagine di una rosa bianca che sboccia finalmente a mostrare tutta la sua bellezza e il suo profumo suadente, in parallelo con lo sposalizio quale nuovo inizio e suggello di una relazione che ora soltanto si fa più pura e veritiera, quando sia santificata dal sacramento celebrato nel tempio della Divinità.
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