PER GLI DEI CHE
VERRANNO
Per gli Dèi che verranno
s'aprano un giorno i cieli.
Per i loro profeti
si dividano i mari
le acque rilucenti.
Cadano, esse, celeri
sopra i loro nemici
a sbaragliarli. Quando
verrà il tempo futuro
il momento propizio
i libri siano scritti
sacri, per rivelarne
la divina natura.
E tu Immaginazione
i miti inventerai
di nuova religione;
le tragiche, gioiose
narrazioni che danno
ai numerosi popoli
una onesta morale:
la somma distinzione
del bene e del peccato.
Pensiero, svelerai
tu invece la sostanza
l'essenza veritiera
dell'Essere e dell'Ente.
E mani e menti umane
i templi erigeranno
in pia adorazione
domani presto un dì.
Quando verranno splendidi
noi che faremo, miseri?
Li accoglieremo gelidi
incuranti voltando
il viso verso il Nulla
d'amor vuoto, oppure
a braccia aperte andando
incontro ci faremo
devoti a ringraziare
in gloria il bell'avvento?
A noi l'ardua domanda
ai posteri sentenza.
*
Commento:
Questi settenari sciolti sono, come da indicazione del titolo, dedicati agli Dèi futuri. L'umanità, dacché nacque, sempre generò dal seno della propria mente gli Dèi, a spiegazione di ciò che era e resta inspiegabile: quel mistero sacro, vitale che sta dietro al mondo così come noi lo conosciamo.
Supposi allora che un giorno, nonostante la secolarizzazione che pervade la nostra epoca storica, i cieli si sarebbero spalancati ancora a mostrarci nuove e potenti Divinità. E così come appariranno gli Dèi, con loro sorgeranno, necessariamente, dei profeti che, visionari, come una volta Mosè di fronte alle acque del Mar Morto, verranno cacciati da nemici increduli, privi di fede nelle loro parole lungimiranti, nemici che saranno infine sepolti sotto le acque della Verità che inesorabilmente avanza, che noi lo vogliamo oppure no. Siffatta Verità sarà scritta su novelli libri o Scritture attribuiti ai più santi tra gli uomini, come rivelazione di ciò che già molte volte fu rivelato, in molte, religiose forme diverse, nel corso della Storia.
L'immaginazione infatti, questa meravigliosa facoltà umana, continuamente inventa miti e leggende e fiabe per comprendere e far comprendere l'origine delle cose che sono, e per strutturare le norme della convivenza collettiva, le quali indossano l'abito di precetti morali, allo scopo di distinguere il bene dal male, il giusto dall'ingiustizia. E il pensiero, parimenti, continuamente s'impegna nella sua meditazione, a speculare e indagare sopra tutto ciò che è, dall'Essere invisibile (il Dio) all'Ente tangibile (gli enti), questi che è da quello originato. E dal pensiero e dall'immaginazione delle genti, verranno le opere, e saranno edificati, certo, templi a celebrazione del Divino che ci circonda.
Ma la domanda che si pone allora è questa: quando vi sarà tale avvento, noialtri che faremo? noi popoli che più non crediamo a niente che non sia terreno, niente di magico; noi che, miseri, non desideriamo più, come un tempo, esser salvati, in quanto ci reputiamo privi di peccato, e presuntuosamente simili a Dèi? Il Nulla insano dilaga, oggi, nei cuori e negli animi delle moltitudini, e il Tutto, perciò, fatica a mostrarsi alla luce dei nostri occhi.
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