venerdì 6 marzo 2020

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PER GLI DEI CHE VERRANNO



Per gli Dèi che verranno

s'aprano un giorno i cieli.

Per i loro profeti

si dividano i mari

le acque rilucenti.

Cadano, esse, celeri

sopra i loro nemici

a sbaragliarli. Quando

verrà il tempo futuro

il momento propizio

i libri siano scritti

sacri, per rivelarne

la divina natura.


E tu Immaginazione

i miti inventerai

di nuova religione;

le tragiche, gioiose

narrazioni che danno

ai numerosi popoli

una onesta morale:

la somma distinzione

del bene e del peccato.

Pensiero, svelerai

tu invece la sostanza

l'essenza veritiera

dell'Essere e dell'Ente.

E mani e menti umane

i templi erigeranno

in pia adorazione

domani presto un dì.


Quando verranno splendidi

noi che faremo, miseri?

Li accoglieremo gelidi

incuranti voltando

il viso verso il Nulla

d'amor vuoto, oppure

a braccia aperte andando

incontro ci faremo

devoti a ringraziare

in gloria il bell'avvento?


A noi l'ardua domanda

ai posteri sentenza.

*
Commento:

Questi settenari sciolti sono, come da indicazione del titolo, dedicati agli Dèi futuri. L'umanità, dacché nacque, sempre generò dal seno della propria mente gli Dèi, a spiegazione di ciò che era e resta inspiegabile: quel mistero sacro, vitale che sta dietro al mondo così come noi lo conosciamo.
Supposi allora che un giorno, nonostante la secolarizzazione che pervade la nostra epoca storica, i cieli si sarebbero spalancati ancora a mostrarci nuove e potenti Divinità. E così come appariranno gli Dèi, con loro sorgeranno, necessariamente, dei profeti che, visionari, come una volta Mosè di fronte alle acque del Mar Morto, verranno cacciati da nemici increduli, privi di fede nelle loro parole lungimiranti, nemici che saranno infine sepolti sotto le acque della Verità che inesorabilmente avanza, che noi lo vogliamo oppure no. Siffatta Verità sarà scritta su novelli libri o Scritture attribuiti ai più santi tra gli uomini, come rivelazione di ciò che già molte volte fu rivelato, in molte, religiose forme diverse, nel corso della Storia. 
L'immaginazione infatti, questa meravigliosa facoltà umana, continuamente inventa miti e leggende e fiabe per comprendere e far comprendere l'origine delle cose che sono, e per strutturare le norme della convivenza collettiva, le quali indossano l'abito di precetti morali, allo scopo di distinguere il bene dal male, il giusto dall'ingiustizia. E il pensiero, parimenti, continuamente s'impegna nella sua meditazione, a speculare e indagare sopra tutto ciò che è, dall'Essere invisibile (il Dio) all'Ente tangibile (gli enti), questi che è da quello originato. E dal pensiero e dall'immaginazione delle genti, verranno le opere, e saranno edificati, certo, templi a celebrazione del Divino che ci circonda. 
Ma la domanda che si pone allora è questa: quando vi sarà tale avvento, noialtri che faremo? noi popoli che più non crediamo a niente che non sia terreno, niente di magico; noi che, miseri, non desideriamo più, come un tempo, esser salvati, in quanto ci reputiamo privi di peccato, e presuntuosamente simili a Dèi? Il Nulla insano dilaga, oggi, nei cuori e negli animi delle moltitudini, e il Tutto, perciò, fatica a mostrarsi alla luce dei nostri occhi.  

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