martedì 7 aprile 2020

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IL DEVIANTE
(La via verso il Paradiso)



Alberga ora il Buono nel mio cuore

e il Giusto albeggia nella mia mente;

il Vero s'annida sulle labbra

e retta è l'anima sempiterna.


È Bontà e Giustizia e Verità

rettitudine fiera e severa

la via che devia dalla malsana

malvagia, ingiusta e menzognera

strada che corre lungo la linea

diritta e rapace. Ché la spirale

e in cerchio l'andare verso il Centro

- ch'è fulcro e base, ch'è fondamento -

son le più buone e pur giuste e vere

pie direzioni, che rettamente

portan là dove ognuno vuol stare.


Sì ogni spirito libero e aperto

- uccello alato, cielo stellato -

sol con fatica giunge alla meta.

Anch'io vi giungo, per rimanere

nella Casa che fu nominata

(tante, molte, numerose volte

da saggezza passata dei Santi

cavalieri di realizzazione)

ed è qui in terra: il Paradiso. 

*
Commento:

Con tale componimento in versi sciolti e tre stanze di decasillabi voglio ricordare la forma della via retta per l'uomo, quella strada del Bene, del Giusto e del Vero che, desiderabile per tutti, non è però rappresentata da una semplice linea dritta, come potrebbe sembrare all'apparenza, bensì da una linea circolare che si avvolge su se stessa a spirale. 
La strada migliore, infatti, non è mai quella più facile nel percorso della vita. Essere retti significa perseguire la bontà, la giustizia e la verità, nei pensieri, nelle parole e nelle azioni, come in un mazdeismo di lontana (e dimenticata) memoria. Alla nascita, l'uomo cammina solamente nella periferia dell'esistenza. Il suo compito è di avvicinarsi sempre più al centro, all'essenza di questa esistenza misteriosa, piena di segreti inviolabili. Se non lo fa, la sua vita resta marginale nella vita del Tutto; se invece si convince a cercare - e cercare significa deviare dal sentiero del senso comune - allora egli realizza se stesso, come gli antichi saggi o santi del passato, individuandosi nella pienezza del suo Io, prima frammentario e confuso, ora unitario e ordinato. 
Quest'armonia conquistata nel difficile percorso, che lo rende libero nel suo essere e aperto nel suo sentire, non più schiavo, non più ottuso, è la dimora finale, quella che ognuno mira a raggiungere consapevolmente o inconsciamente: quel Paradiso che non è mai qualcosa di esterno, situato in un aldilà trascendente e fuori dal mondo, bensì una vittoria interiore che emerge in questo medesimo mondo terreno che ogni giorno calpestiamo. 

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